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Le fattorie del sangue .. quello che richiedono gli allevamenti intensivi

Le chiamano fattorie del sangue e farebbero rabbrividire chiunque, non solo i più convinti animalisti. A descriverle è una nuova inchiesta della Animal Welfare Foundation che da anni cerca di fare luce su questo mondo, un mondo fatto di crudeltà motivata dal profitto. 

Ogni anno migliaia di cavalle vengono allevate e ingravidate per estrarre dal loro sangue l’ormone eCG (gonadotropina corionica equina). Da una cavalla incinta si prelevano cinque litri di sangue alla settimana, per un massimo di dieci settimane. 

Quando le cavalle partoriscono, i puledri maschi vengono immediatamente mandati al macello, mentre le femmine seguono la stessa sorte delle madri; considerati i prezzi stracciati dei puledri, il sangue è diventato molto più redditizio.

L’ormone viene utilizzato per formulare farmaci a uso veterinario: non trattamenti salvavita, bensì medicine che stimolano la fertilità delle scrofe, rendendo ancora più frenetici i ritmi di produzione degli allevamenti intensivi.

Inchiesta della Animal Welfare Foundation

Fino a qualche anno fa le fattorie del sangue si trovavano in Argentina e Uruguay, ma sono state messe in crisi dalle inchieste che le hanno portate all’attenzione dei media e delle società civile. L’ondata di indignazione ha spinto infatti diverse case farmaceutiche a non avvalersi più dell’ormone importato dal Sudamerica.

In Islanda, dove le fattorie del sangue rappresentano un business ricchissimo: si parla di un centinaio di stabilimenti, per un totale di cinquemila cavalli.

A destare scalpore non è soltanto il fatto che alle cavalle venga prelevato il sangue, ma anche la modalità. Stando alle normative islandesi, i veterinari sono gli unici autorizzati a eseguire il prelievo e hanno l’obbligo di segnalare alle autorità eventuali violazioni del benessere animale. Nei fatti, le cavalle vengono picchiate e spostate aizzando i cani contro di loro, nell’impunità più assoluta.

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