Come lo spiegheremo ai nostri figli? "Se non cambiamo dieta, nessun futuro"
Cambiare "dieta" per sopravvivere. In un Pianeta che fra meno di trent'anni sarà abitato da 10 miliardi di persone, con agricoltura e allevamenti sempre più sviluppati per sostenere la domanda di cibo a basso costo e la natura sempre più privata di spazi e risorse per mantenere la biodiversità, è necessario ripensare il nostro sistema alimentare globale. Bisogna riformarlo: cambiare le nostre sturpide abitudini e tradizioni, proteggere e lasciare spazio alla natura, coltivare in maniera più rispettosa e in modo tale da supportare la biodiversità, promuovendo una dieta più incentrata sui vegetali e non sulla carne. Altrimenti rischiamo di ritrovarci travolti da una crisi climatica ancor più devastante e senza risorse necessarie per affrontarla. Ad affermare ciò è il nuovo rapporto Chatham House, sostenuto dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) e da Compassion in World Farming. Il report da poco pubblicato ci racconta gli "Impatti del sistema alimentare sulla perdita di biodiversità"
Da sola l'agricoltura rappresenta una minaccia per 24 mila delle 28 mila specie a rischio estinzione, l'86%. Il report appoggiato dall'Onu sostiene che negli ultimi decenni il nostro sistema alimentare globale è mutato seguendo la ricerca di un cibo sempre più a basso costo. Per fare questo sono aumentati gli usi di pesticidi, di fertilizzanti, il consumo di energia, suolo, acqua. Questo ha portato a un circolo vizioso dannoso difficile da interrompere: più si produce cibo a basso costo più c'è richiesta e più si consumano le risorse naturali. Cala così la biodiversità e si ha un impatto sempre maggiore in termini di crisi climatica, dato che le emissioni prodotte dall'uomo e legate ad agricoltura e produzione alimentare oggi rappresentano già il 30% di tutte quelle di origine antropica.
Per tentare di interrompere questo circolo vizioso e provare a fornire una opportunità al futuro nostro e della Terra, il report indica quindi tre passaggi fondamentali e urgenti. Per prima cosa bisogna concentrarsi verso diete più ricche di vegetali. Questo perché i modelli alimentari basati su agricoltura e allevamenti animali impattano in maniera pesante sulla biodiversità. A ciò va aggiunto un minor spreco alimentare e uno sforzo per ridurre la pressione sull'ambiente, sforzo che "ci aiuterebbe anche a ridurre il rischio di pandemie" dicono gli esperti nel report.
Infine, terzo passaggio chiave, è coltivare in maniera "più rispettosa della natura e che supporti la biodiversità, limitando l'uso dei fattori di produzione e sostituendo la monocoltura con pratiche agricole di policoltura". Questo terzo passaggio è possibile solo se si adotta l'idea di una dieta differente e diffusa, che permetta una minore pressione sulla natura. Dunque è necessario un "cambiamento dietetico" contro gli impatti del cambiamento climatico favorito dalle azioni umane.
L'impatto degli allevamenti intensivi sull'ambiente. Ad oggi più dell'80% dei terreni agricoli globali viene utilizzato per allevare animali e per il foraggio che però forniscono soltanto il 18% delle calorie necessarie a sfamare l’attuale popolazione umana. E' dunque necessario invertire "la tendenza all'aumento del consumo di carne" per eliminare la pressione sulla natura
Dalla carne ai legumi. Per fare un esempio, il passaggio dal consumo di carne di manzo al consumo di fagioli da parte della popolazione statunitense libererebbe campi equivalenti al 42% di tutti i terreni agricoli negli States, utilizzabili per altri usi, come la restaurazione degli ecosistemi o sistemi agricoli più sostenibile