Secondo gli analisti, esperti nell’analisi di impatto di nuove tecnologie, “la società dovrà prepararsi a cambiamenti drammatici in un’industria che non ne ha visti su questa scala in migliaia di anni”. Entro il 2030 l’allevamento bovino potrebbe infatti completamente collassare e andare verso la sparizione nel decennio successivo, seguito a ruota dalle altre forme di allevamento. Quella in atto è la più profonda evoluzione dell’industria agricola e del cibo di sempre, guidata dalla tecnologia e da nuovi modelli di business: dopo la domesticazione di piante e animali, avvenuta 10mila anni fa, adesso stiamo iniziando a domesticare per la produzione di cibo direttamente i microorganismi, rendendo così obsoleta la presenza degli animali da allevare e uccidere.
Allevamenti bovini, la fine si avvicina..E non sarà il solo grande cambiamento per gli animali...
Secondo gli analisti, esperti nell’analisi di impatto di nuove tecnologie, “la società dovrà prepararsi a cambiamenti drammatici in un’industria che non ne ha visti su questa scala in migliaia di anni”. Entro il 2030 l’allevamento bovino potrebbe infatti completamente collassare e andare verso la sparizione nel decennio successivo, seguito a ruota dalle altre forme di allevamento. Quella in atto è la più profonda evoluzione dell’industria agricola e del cibo di sempre, guidata dalla tecnologia e da nuovi modelli di business: dopo la domesticazione di piante e animali, avvenuta 10mila anni fa, adesso stiamo iniziando a domesticare per la produzione di cibo direttamente i microorganismi, rendendo così obsoleta la presenza degli animali da allevare e uccidere.
Come accadrà davvero tutto questo secondo gli analisti di RethinkX? Non è che da un giorno all’altro mangeremo bistecche vegetali o di origine cellulare, ma prodotto dopo prodotto, sottoprodotto dopo sottoprodotto, ciò che ora viene dalla mucca sarà rimpiazzato con cibi provenienti da quella che viene chiamata “fermentazione di precisione”. Questo non dipenderà da accettazione o scelta da parte del consumatore in molti casi, perché avrà prevalentemente un modello business-to-business. Nel report si citano esempi simili già accaduti: l’insulina o la riboflavina di origine sintetica, che in pochissimi anni hanno sostituito completamente gli equivalenti di origine animale, così come del caglio sintetico, che ha quasi completamente soppiantato l’uso di caglio animale nella produzione di formaggi.
“Non si tratta di una singola rottura, ma di tante rotture in parallelo, ognuna che si sovrappone e rafforza e accelera le altre”, fa notare Tony Seba, tra gli autori del report. Come il trattore ha sostituito l’aratro e i buoi necessari per trainarlo, oggi la tecnologia si sta preparando a sostituire direttamente la presenza delle mucche per la produzione di latte, carne e pelle.
Tutto questo avrà due profondi impatti. Il primo, quello positivo, sull’ambiente: i nuovi cibi saranno fino a 100 volte più efficienti in termini di uso dei terreni, riducendo tra le 10 e le 25 volte la necessità di coltivazioni e di 10 volte l’uso di acqua. Questo porterà anche a un calo stimato del 45% nelle emissioni di gas serra da parte dell’industria alimentare.
Non sappiamo infatti se tutte queste previsioni si avvereranno con la rapidità annunciata, ma di fatto le nuove proteine e tecnologie di fermentazione cellulare potrebbero creare un futuro in cui non ci saranno più miliardi di animali chiusi negli allevamenti. Un mondo con meno inquinamento e più spazio da ridare alle foreste. Quello che sognano animalisti e ambientalisti. Ma il passaggio, soprattutto se la società non sarà pronta, potrebbe essere traumatico per molti e fonte di accesi scontri, come lo è stato per tutte le grandi innovazioni tecnologiche che hanno modificato sostanzialmente interi settori.